mercoledì 6 aprile 2011

Controversie (inter)nazionali


ma io dico...in nome della scelta del male minore...

...e se ci adoperassimo per uno scambio di esili?

Gheddafi ad Arcore e Berlusconi a Tripoli





si potrebbe persino permetter loro di scambiarsi o portarsi con se i rispettivi harem

e ci aggiungerei anche una fornitura a vita di Viagra...


ma si...esageriamo...oggi mi sento generoso

che dite?
posso fare il mediatore per l'ONU?

giovedì 31 marzo 2011

La qualità della mia vita

In questi giorni si fa un gran parlare di Piano Casa ed edilizia sociale,di fitti calmierati,di case a basso costo,di opportunità per l'innalzamento della qualità della vita...
...francamente vedo tanta ipocrisia in giro e molte posizioni assomigliano più a forme di
difesa/attacco strumentali che altro.
Il tutto, ovviamente, gira intorno al prezzo astronomico degli immobili a Matera, una situazione ormai insostenibile e insopportabile per una popolazione che si va impoverendo (basti pensare all'aumento della disoccupazione e al fallimento degli indotti pseudo industriali...solo per fare un paio di esempi) e che sta rapidamente passando dall'indebitamento all'insolvenza a tutto vantaggio di speculatori (gli impresari edili "storici") e degli istituti di credito che in questa situazione ci sguazzano (oltre ad averla creata).

Vivevo a Torino sino a 6 anni fa: con qualche risparmio, un piccolo aiuto dai miei suoceri e un mutuo avevo comprato una piccola casa di circa 50 mq impegnando/investendo circa 65.000 euro...era il 2003...a Torino...e nemmeno in periferie desolate o quartieri dormitorio...1300 euro a metro quadro. MILLE E TRECENTO EURO AL METRO QUADRO! IN UNA CITTA' VIVA E VIVIBILE COME TORINO! TO - RI - NO!

Poi è arrivato il trasferimento a Matera, avevo messo in conto di rinunciare alle "comodità" della grande città per recuperare in "salute" e "vivibilità".
Volevo costruire un sogno dorato di famigliola felice capace di gestire il tempo libero, diciamo così, all'americana...sognavo di giocare a basket con mio figlio nel cortile di casa, di coltivare un giardino in cui rotolarmi nell'erba con i miei figli e organizzare fantastiche grigliate serali con amici e parenti.
In fondo sono un privilegiato, mi dicevo, due stipendi statali in famiglia, la certezza del lavoro, il tempo libero, roba da "ricchi" (soprattutto se fossi vissuto 20 anni fa).

E invece?

Puff!

Invece nulla di tutto ciò...anzi!

E' scoppiata la bolla dei miei sogni (e non quella speculativa ovviamente! una sola ne poteva
scoppiare)

E allora, a chiamare le cose per quello che sono, mi sento di dire che pare di vivere in una prigione: in una città che ci tiene ostaggio, che ci concede qualche ora d'aria di tanto in tanto, che ha come secondini i funzionari di banca e come direttori della struttura penitenziaria gli impresari edilizi (e i loro fidati collaboratori politici).
Lungi da me imbarcarmi in analisi socio economiche delle dinamiche materane, lascio agli altri, sicuramente più esperti di me, relazionare di tensioni abitative, fabbisogni e proiezioni demografiche.

Mi limito umilmente a riportare i fatti per quella che è la mia esperienza diretta: riporto i miei dati, le mie esperienze.

E allora?

Per comprare una casa abitabile, 70 mq circa, ho impegnato uno dei due stipendi per 10 anni...la metà del reddito che percepisco, per 10 anni, per una casa accettabile, con due camere e accessori, degli anni 50 in un quartiere popolare.
Niente garage, niente cortile, niente giardino.
Niente di tutto questo pur avendo investito 160 stipendi!
Con 160 stipendi i miei nonni ci avrebbero acquistato una villa! Con giardino e piscina magari!

Si ritorna sulla Terra, quindi. Niente sogni > niente ottimismo.
Non posso nemmeno lontanamente ipotizzare di realizzare quei sogni a meno di "ipotecare" 40 anni della mia vita per una casa in periferie sperdute, lontane decine di km dal centro città e per giunta mal collegate dalla mobilità urbana inefficiente.
E accettando comunque i compromessi di vita in una città priva di parchi pubblici vivibili e rispettati, una città in cui per fare jogging devi dribblare le auto che sfrecciano oltre i limiti di velocità nelle "salubri" zone industriali.

Per cosa, mi chiedo, per cosa?

Per la qualità della vita? ma fatemi il piacere...
Per l'isola felice e l'assenza di criminilità? rifatemelo...(e apriamo gli occhi!)
Per le serate di Jazz o per il teatro in vernacolo? tri-fatemelo...(no comment!)
Per gli affetti? I familiari e i vecchi amici? già, forse solo ed esclusivamente per quello...

Per il resto, lo ribadisco, mi sento in prigione:

  • se voglio vedere un concerto (con la "C" maiuscola) devo spostarmi minimo di 500 km;
  • se voglio vedere un evento sportivo idem se non di più, a meno di accontentarsi di quarte serie e sopportare tifoserie degne delle settime serie di campionati tribali;
  • se voglio andare all'estero devo programmare una serie di spostamenti infinitesimali nelle distanze ma indefiniti e infiniti nei tempi per raggiungere la meta che mi fan passar la voglia di viaggiare;
  • se voglio fare un pic-nic o una gita fuori porta ci rinuncio in partenza a meno di mettere in conto viaggi su strade extraurbane pessime e pericolose e approdi in luoghi incolti e insicuri;
  • se voglio godermi una passeggiata nel centro storico libero da smog e autovetture devo cambiare città e allontanarmi da Matera!
  • se voglio fare una "mangiata di carne" senza lasciarci brandelli delle mie devo andare nei vicini paesi tarantini;
  • se voglio girare in moto devo badare bene di scansare le buche (crateri, canali ricoperti e tombini nascosti dieci centrimetri sotto il livello dell'asfalto) o un giorno o l'altro ci rimetterò l'osso del collo;
  • se voglio girare insieme ai miei bimbi con i passeggini devo mettere in conto bestemmioni e imprecazioni a vario titolo per le barriere architettoniche e l'inciviltà dei miei concittadini
  • (a tal proposito apro una parentesi: inviterei gli amministratori locali a provare a girare con passeggini o in carrozzella e vedere l'effetto che fa...perchè uno finchè non lo prova non se ne rende conto...e di questo passo non mi resta che augurargli di provarlo davvero, ma non con i passeggini dei figli ma con le loro carrozzelle si..."spezzati di gambe")
  • se voglio visitare una galleria d'arte moderna e contemporanea per acquistare un'opera devo accontentarmi di "corniciai" che mi spacciano per opere d'arte le porcherie di Faccincani, Ulisse, Borghese e company, tanto per fare dei nomi ma per individuare una categoria, non per gli autori in particolare (in questo c'è da dire che sotto Firenze è buio pesto...). Poi da noi capita UN evento (medio) e ti senti pure dire: "Perilli chi?" (vabbè...)
  • se voglio comprare un capo di marca devo andare a Bari o Ginosa per non darla vinta ai gioiellieri dell'abbigliamento materano e ci risparmio nonostante la benzina

Insomma son solo pochi anni che son tornato a Matera ma mi sento così pieno di tanta rabbia che non so dove e come sfogarla...

Matera Cambia, ci dicevamo...era un sogno, forse lo è ancora, un tentativo di pensare (e soprattutto di agire) positivo ma il muro di gomma contro cui si sbatte esalta l'incazzatura e
nuoce gravemente alla mia salute...molto più di un toscanello al caffè assaporato nel silenzio di una notte di primavera in perfetta solitudine a rimurginare su quello che sarebbe potuta essere la mia vita e che invece non è.


E nelle mie orecchie risuona questo ossessivo ritornello:
"MA CE STEDDI'...S' STA TANT BUN A MATEEEE..."

Aaaaa...ce l'ha disc affà...stochj d'luss!

domenica 20 marzo 2011

Articolo 11


Art. 11
L'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo.

Ci risiamo...il mondo "civile" torna a bombardare e spargere violenza e morte per ridimere controversie nemmeno tanto internazionali. Si interviene in Libia, si colpiscono obiettivi militari non meglio precisati, si odono interventi di giubilo da tutto il mondo occidentale e non, per questa nuova "guerra di liberazione".
Peccato dover notare, rimanendo alle nostre vicende nazionali, che abbiamo traccheggiato e fatto finta di nulla quando il rais sparava sulla gente e che ci siamo detti convintamente dalla parte della amplia coalizione guerra fondaia solo quando abbiamo capito che il dado era tratto e che per salvaguardare contratti di estrazione e quant'altro non avevamo altra scelta che saltare sul carro degli invasori bombardatori.
Basta sentire le parole dei vari Casini, Frattini, La Russa e compagnia bella, nessuno escluso, nemmeno Bossi, critico sull'intervento ma spinto dalle stesse motivazioni di base e nemmeno tanto velate: siamo in guerra contro uno strato sovrano perchè dobbiamo "TUTELARE L'INTERESSE NAZIONALE".

Più chiaro di così! Altro che difesa dei diritti civili, dell'autodeterminazione dei popoli, dell'esportazione della democrazia...dobbiamo tutelare i contratti di estrazione pertrolifera, tanto per fare un esempio.

"Nobili motivi"...persino la Chiesa si è piegata a questa assurda logica.

Un'altra guerra che vedrà morti civili e disperazione per mano di uno stato che "ripudia la guerra [...] quale mezzo di risoluzione delle controversie internazionali"

Beata ipocrisia!
Un'altra conferma che la nostra Carta Costituzionale è un giorno si e l'atro pure considerata carta straccia.

Conteremo i morti, civili o militari conteremo i morti, è non esiste un nobile motivo per portare la morte.
Sono contro la guerra. SEMPRE. Contro tutte le guerre. DA SEMPRE.

lunedì 14 febbraio 2011

Se questa non è poesia...

E' il sogno nemmeno tanto nascosto di qualsiasi uomo abbia mai calcato il terreno di un campo di calcio.

Giochi il derby,
arriva un cross dalla "trequarti",
sei un pò troppo avanti, colpire di testa è diventato impossibile e farlo arretrando lo rende inefficace, inutile.

E allora?
Un lampo di genio:
ti giri di schiena,
stacchi,
mulinello con le gambe in aria,
vedi il mondo al contrario a testa in giù,
colpisci il pallone...
e senza aver la possibilità di vedere la traiettoria del pallone, ricadendo più o meno rovinosamente ascolti il boato del pubblico che applaude alla tua prodezza da fromboliere del calcio.
Pura Poesia.
Grazie Rooney! (e detto da un tifoso dell'Arsenal...)





L'ultima volta che ci ho provato (non più tardi di un mese fa) su un ben più modesto campo di calcetto locale non è però, andata esattamente così.
Primo perchè non ho ricevuto nessun cross dalla trequarti (più semplicemente ho stoppato di petto un passaggio dalle retrovie).
Secondo perchè non c'era pubblico.
Terzo perchè non ho segnato (a dire il vero non so nemmeno quanto vicino ci sono andato).
Quarto perchè cadendo ho sbattuto l'anca e da allora ho un flebile mal di schiena che mi accompagna fedele.
Ma il "cinque" ricevuto da un mio compagno di squadra mi ha ripagato ugualmente, quanto deve esser stato bello il mio gesto atletico...mah!
Pura Vanità.

Ma voi credete che non ci riproverò?

Illusi...come detto in un precedente post vivo e mi nutro di questi sogni!

martedì 21 dicembre 2010

Mi ritorni in mente

E' un periodo che mi nutro di ricordi.

La mia mente si abbandona autonomamente a viaggi a ritroso nel tempo, scava tra ricordi rimossi e ripesca sensazioni, profumi, rumori e immagini solo apparentemente dimenticati.

E' la volta del biliardo, mia grande passione, ahimè, pressochè abbandonata.


Inevitabilmente mi ritorna in mente "il testone", Gianfry, amico e maestro nelle fredde sere torinesi e compagno di interminabili sessioni di studio sul tavolo verde, spinti univocamente dalla voglia di scoprire i misteri dei calcoli tra i diamanti quasi fossimo cabalisti incalliti, degni personaggi del miglior romanzo di Eco.

Ore e ore a provare garuffe, sfaci, traversini, giri, due a mo' di tre, gironi, steole e raddrizzate.

Mi mancano tanto quei tempi.
Mi manca il rumore dei birilli che cadono in sequenza nel silenzio assoluto della sala semideserta.
Mi manca il calore del panno sotto la mia mano mentre con la mia fida stecca LM brandeggio mirando un punto preciso sulla sponda.
Mi manca il profumo del gessetto sfregato sul tacchetto in maniera automatica e involontaria mentre la mente elabora calcoli e studia soluzioni.

Son solo 9 birilli e 3 biglie, son solo due uomini con due stecche, son solo 5 luci che illuminano un tavolo di ardesia riscaldato e rivestito di panno verde...ma queste immagini racchiudono per me un'epoca e una sequenza di emozioni irripetibili.
Irripetibili perchè Gianfry non c'è più e perchè mai più ho cercato e trovato un compagno come lui con cui ripercorrere le stesse strade e vivere le stesse emozioni.

Ed eccolo lì, il suo sorriso beffardo: "testooooone", mi diceva, "non pensare a nulla se non a te, alla battuta e alla sbracciata se vuoi vincere contro di me...testooooone";
e me lo ripeteva con quell'accento torinese ogni volta (ed erano tante) che mi batteva inesorabilmente, trovando la messa più ostica nel momento più topico del nostro match.
Non era fortuna, era classe.
Mi stuzzicava e stimolava perchè era davvero un maestro per me, poteva insegnarmene decine e decine e lo faceva con altruismo, a differenza di tanti altri "falsi maestri", perchè io e lui studiavamo il biliardo, non giocavamo nè per i soldi nè per la gloria. Ci fermavamo a discutere e provare attacchi e uscite, diverse teorie per trovare la soluzione più efficace.
Era amicizia cementata dalla comune passione per il biliardo.

Ora la mia stecca è in cantina, sola soletta, smontata e riposta nel suo fodero.
Il mio guantino a tre dita, invece, è legato alla sua bara e ho voluto seppellirlo insieme a lui.

Mi manca il biliardo. Mi manca Torino. Mi manca Gianfry.

Gli avevo persino scritto due versi, volevo incitarlo a combattere.
So che l'ha fatto fino all'ultimo ma la malattia è stata più forte di lui e se l'è portato via.

Non so perchè Gianfry e il biliardo mi siano tornati in mente oggi.
La mente a volte percorre strade bizzarre e irrazionali.

La garuffa
La vita spesso ti presenta una messa centro-centro.
A quel punto, se vuoi venirne fuori e non tirare semplicemente a campare, hai una sola scelta.
Studia l’attacco sulla sponda lunga, calcola l’uscita sulla sponda corta, valuta l’effetto da imprimere alla tua palla e con tutta la tua concentrazione e scioltezza sbraccia…
È la magia della garuffa.
Puoi rimaner fuori di sfacio o offrire un facile traversino ma se ci metti tutto te stesso la messa centro-centro la fai tu, e tutta la pressione del mondo passa da te al resto del mondo. Ce la puoi fare, ce la devi fare, ce la farai!

Ciao Gianfry


venerdì 17 dicembre 2010

Metti, una sera a cena con Giulietto

In occasione del convegno organizzato da Matera Cambia! lo scorso 11 dicembre ho avuto la fortuna di ascoltare e dialogare personalmente con Giulietto Chiesa, soprattutto nel post convegno, comodamente seduti a tavola in un pub-ristorante di periferia.
La curiosità verso l’uomo e le battaglie che sta conducendo in questi anni mi ha portato a fargli le più svariate domande, a indagare nel suo passato, ad ascoltare incuriosito le sue esperienze per capirne il percorso formativo e meglio comprendere il suo attuale progetto.
Tra un sorriso allegro per un aneddoto di storia vissuta di là della cortina e un sorriso amaro per lo sgretolamento di una convinzione più o meno radicata in me, tra un piatto di patatine, una birra e due pennette al peperone crusco ho colto l’occasione per riconsiderare il mio approccio alla Politica.

Ho capito, innanzitutto, che per affrontare le sfide di questo periodo di transizione occorre rimuovere gli steccati ideologici, o meglio superarli pur non abiurando alcunché.
Semplicemente deve cambiare la prospettiva: in periodi di crisi non ci si può fossilizzare su posizioni che probabilmente hanno contribuito a creare la crisi stessa.
Occorre cambiare, evolvere e migliorarsi. Mettersi in discussione.
Sempre che la si voglia superare questa crisi e non lucrarci in maniera cinica e miope.

E così, tra mille riflessioni personali e decine di letture di documenti sparsi per la rete ho elaborato una serie di punti che ritengo utili per massimizzare il risultato del mio impegno politico.
Appunterò qui alcuni di questi “dogmi” (che dogmi non dovranno essere, non pretendo certo di avere in pugno la verità assoluta) di cui devo far tesoro, per meglio fissarli nella bacheca della mia esistenza:

a) non sono un consumatore ma un uomo, un essere pensante con gli stessi diritti e doveri di tutti e 6 i miliardi circa di abitanti di questa Terra

b) l’attuale modello socio-economico basato sulla crescita infinita e indefinita (economica, di produzione, di consumi, di consenso, di avidità etc. etc.) è destinato all’implosione per un semplicissimo motivo: non ce ne sarà per tutti! Non ce n’è già ora per tutti! La Terra è un sistema di risorse finito...quindi...

c) occorre fidarsi, affidarsi e collaborare con chi ha a cuore, quale obiettivo ultimo (se non unico) il bene comune: superare le differenze considerando la diversità un valore aggiunto. Tutti gli altri son nemici. Tutti gli altri son da combattere e battere sul terreno del confronto e della dialettica, sale di una democrazia con la D maiuscola, compresi tutti i partiti esistenti oggi nel panorama locale/nazionale (tanto per fare un esempio concreto di nemico)

d) bisogna ripartire studiando, elaborando e modificando abitudini e stili di vita essendo consapevoli che l’eventuale frutto di questa “rivoluzione” sarà per le prossime generazioni; occorre quindi essere altruisti nell’accezione più ampia del termine e non egoisti, impazienti e frettolosi nelle scelte;

e) qualsiasi forma di lotta politica, culturale e/o sociale non può prescindere dalla non violenza: la guerra è uno strumento di morte, sia essa commerciale o tradizionale o altro, quindi da ripudiare;

f) la verità non è né quella percepita né quella costruita nella propria mente né quella appresa dai media plasmati per lo più ad arte per la conservazione del sistema. Ogni circostanza va analizzata e verificata sfruttando tutti i mezzi a nostra disposizione per confutarla, primo fra tutti la libertà di pensiero e l’indipendenza in senso lato;

g) immaginare un futuro di pace e prosperità non può prescindere da una ridistribuzione delle risorse più equa e rispettosa delle singole individualità più che delle classi sociali o delle nazionalità etc.;

h) bisogna lavorare per superare gli attuali paradigmi di autoreferenzialità, professionismo della politica e di personalismo ed evolvere verso strumenti della rappresentanza democratica che facciano della condivisione, della trasparenza, dell’allargamento della partecipazione, dello sviluppo delle "comunità" e del "senso di comunità" gli strumenti che conducano, attraverso un responsabilizzazione collettiva, a decisioni solidali e quindi più giuste;

i) è fondamentale allargare la base di persone "a conoscenza dei fatti" e stimolarne la capacità critica senza voler imporre presuntuosamente la propria visione della vita; senza questo passaggio è riduttivo e inefficace studiare e ripetersi le cose nella cerchia ristretta del proprio gruppo/associazione locale, pur essendo indispensabile e irrinunciabile farlo. Bisogna, perciò, rompere il muro della disinformazione ma anche quello della "cultura dell’intrattenimento inconsapevole" attraverso eventi, gruppi di lettura, proiezioni di film documentario con annesse discussioni libere ed aperte a TUTTI, gazebo in piazza, sit-in e tutto quanto può servire ad avvicinare gente, a svegliare le coscienze;

j) La Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo e la nostra Costituzione Repubblicana vanno difese in quanto fondamenta di un modello sostenibile di società civile e, quindi, considerarli testi guida imprescindibili nel percorso di transizione; bisogna battersi strenuamente per l’applicazione di questi principi in ogni contesto.

Per far questo occorre mettersi in trincea in prima persona:
sii il cambiamento che vuoi nel mondo” diceva Gandhi.

E occore fare squadra con tutti i soggetti che decidano di sposare questo progetto rivoluzionario dedicando del tempo prezioso da impiegare in attività concrete.
Per questo ringrazio Giulietto e le sue parole: perché mi ha trasmesso questa "senso di responsabilità".
Il futuro di questo pianeta dipende anche da me: se il mondo va a rotoli non è necessariamente e sempre colpa degli altri.

Umiltà, Lealtà, Altruismo, Lungimiranza e Solidarietà.

Mi sembrano essere questi i caratteri distintivi di questa proposta politica.
Questo vuol dire, per me, provare ad essere "uniti e diversi".

PS: nota a margine, a tratti satirica a tratti no...è stato un vero piacevole confrontarsi, sentirsi stimati e trovare punti d'incontro dialogando tra protokomunisti

Uniti e Diversi - www.unitiediversi.it
Blog di Giulietto Chiesa - Alternativa - www.giuliettochiesa.it
Badiale-Bontempelli - Bisogna Finire, Bisogna Cominciare

venerdì 3 dicembre 2010

Le Mie Collezioni

I sogni, si sa, sono l'appagamento di un desiderio represso, nascosto.
L'altra notte ero in giro per Torino, la "mia" Torino, per le vie del quadrilatero.
Ero affannato e giravo di negozio in negozio alla ricerca di...
NON ME LO RICORDO!
E già perchè mentre sognavo "qualcuno" mi ha svegliato al grido di "vai a controllare...non è che si è scoperta???" vabbè...non divago, anche perchè questa conversazione meriterebbe un post ad hoc!

La mattina, però, mi son trascinato dietro questo senso di incompletezza e fermandomi un attimo a pensare mi son reso conto che (forse forse) una seduta da una psicoanalista (meglio se carina e dalla voce sensuale :D) non mi farebbe male.

Perchè?
Vanno di moda le liste: Fazio e Saviano han fatto scuola e allora eccovi la mia lista da sottoporre alla bella psicologa:

Elenco delle "cose" che ho (tentato) di collezionare nella mia vita
(in ordine rigorosamente sparso, sconclusionato e confuso come si attiene allo stato d'animo attuale dello scrivente):

  • Modellini di automobili (per lo più Ferrari)
  • Tappi delle bottigliette di succo di frutta (per lo più quelli con le bandiere)
  • Scontrini fiscali del negozio di alimentari "Riccardi" (già da piccolo insistevo con la lotta all'evasione fiscale...)
  • Figurine (dei più svariati soggetti: calciatori, animali, cartoni animati etc etc)
  • Schede telefoniche
  • Banconote estere
  • Giornalini "Topolino"
  • Dylan Dog
  • Riviste Autosprint (per ogni vittoria di Schumacher)
  • Bottiglie di birra estere (vuote perchè bevute e testate tutte personalmente)
  • Bicchieri da birra (rigorosamente trafugati dai pub)
  • Sottobicchieri per bicchieri da birra
  • Lattine di coca cola
  • CD originali delle mie bands preferite
  • CPU (smontate dai miei computer e da quelli degli altri)
  • Figure di merda (unica collezione involontaria ma nutritissima e sempre aggiornata)
  • Maglie da calcio
  • Tagliandi di partite viste allo stadio
  • (ora non ricordo altro ma sono sicuro che qualcos'altro ci sarà...aggiorno via via che mi tornano in mente)
La maggior parte di queste "interessantissime" collezioni è andata dispersa...alcune giacciono nei garages dei parenti più prossimi...altre continuano ad esser considerate veri e propri trofei da portar con me nella tomba (devo ricordarmi di scriverlo nel testamento).
In realtà ignoro del tutto quale componente compulsiva/ossessiva della mia psiche influenzi questi comportamenti.
Di certo c'è che sono un fiume in piena e che l'ultima idea di collezione balenatami nella mente potrebbe tranquillamente portarmi alla rovina (economica).
E si perchè mi sto appassionando all'arte contemporanea...chissà...

Per questo, fantomatici amici lettori, se pensate che dietro questa mia attitudine vi sia un avvisaglia di pazzia avete due scelte:
a) mi fermate prima che sia troppo tardi
b) mi assecondate e qualora incontrandoci ne volessimo parlare lo facciate mostrando interesse

in entrambi i casi, quale sia la vostra scelta, sappiate che vi voglio bene!

firmato: un pazzo

martedì 30 novembre 2010

Io sto con chi occupa

Finalmente direi!
Finalmente una intera generazione manifesta pubblicamente il suo disagio.
Io sto con loro. Sto con quei ragazzi che occupano le facoltà, che occupano i monumenti offrendo simbolicamente l'interpretazione più vera delle motivazioni che li spingono a protestare.
Sto con loro e sorrido, perchè sento che può essere l'alba di un nuovo giorno.
Erano anni che la generazione dei ventenni non alzava la voce.
Avevo quasi paura che fosse addormentata e anestetizzata da questo oblio, da questo declino sociale e civile che contraddistingue i nostri tempi.
Avrei voluto esser con loro più direttamente (e forse lo sarò) perchè ho ancora vive dentro di me le battaglie studentesche dei miei tempi: le occupazioni, le riunioni dei coordinamenti con gli altri rappresentanti di istituto per dire no alla equiparazione scuola pubblica-privata, per dire no alla riforma Jervolino, le manifestazioni in piazza con cortei e sit-in di protesta, i corsi alternativi di musica, teatro e psicologia negli istituti occupati per decine di giorni, le "visite" alla questura, le colazioni con la digos, le bombolette e i lenzuoli per gli striscioni...
Mi vengono i brividi solo a ripensare all'attivismo di quei tempi.
Ecco perchè sono con loro, perchè hanno risvegliato anche in me questo istinto di reazione al malcostume e alle ingiustizie che pareva sopito o attenuato.
Forza ragazzi! Io sono con voi!

martedì 23 novembre 2010

Memorie a trent'anni dal terremoto

Ogni evento storico, catastrofico, rivoluzionario, importante si ricorda solo se vissuto con i propri occhi. O meglio, ci si ricorda in maniera più o meno dettagliata di quello che si stava facendo in quegli attimi. E così per me, ad esempio, l'11 Settembre è legato ad un pomeriggio di studi sul divano di casa andato in malora, ipnotizzato com'ero dinanzi a Rainews24 e la sua diretta.
Ma avevo già 25 anni e il ricordo è sicuramente più vivo e lucido in me.

Diversa è la questione del terremoto dell'80.
Avevo appena 4 anni e anche a sforzarmi mi tornano in mente soltanto flash, episodi e situazioni, battute e sensazioni di cui non ho la certezza e la contezza piena.

Era sera...non avevamo ancora iniziato a cenare.
Abitavo in fitto in via Cappelluti e quella sera c'erano a casa i miei cari nonni materni (sigh!).

Ero nella mia cameretta con mia sorella ad ascoltare per la diecimilionesima volta il disco di "Bianca e Bernie" con il mitico mangiadischi rosso.
Eravamo seduti per terra, ne sono quasi certo, con mia sorella che seguiva con il ditino sul libretto la narrazione proveniente dal quell'aggeggio fantastico.

I miei erano in cucina che chiacchieravano spensieratamente.

D'un tratto trema tutto, io mollo tutto e corro in cucina urlando impaurito.

Ci abbracciammo tutti.
Fu la prima reazione istintiva. Una famiglia abbracciata per proteggersi.
La luce andava e veniva e poi sparì lasciandoci al buio più assoluto.
Io continuavo a chiedere ossessivamente cosa fosse quel rumore, quel boato.
Mio nonno mi diceva che proveniva dalla strada: "sono dei grossi camion che passan di qui sotto", mi diceva. Io immaginavo file di carri armati o camion giganteschi ma non potevo vederli.
Poi la corsa nelle scale. Ricordo vicini di casa in lacrime, urla impaurite sui pianerottoli, scale fatte a quattro a quattro in braccio a mio padre. Tanta paura.
Poi la notte in strada e la sensazione amara di non aver ben compreso la portata della catastrofe.
Questo è quello che la mia mente ricorda...in realtà pochi dettagli si sono aggiunti in seguito forse perchè abbiamo sempre voluto rimuovere quella triste esperienza non parlandone più.
Di lì è infatti cominciato un peregrinare infinito e una condizione di instabilità che forse ha portato i suoi frutti a tanti anni di distanza.
Evacuati, ospitati 6 mesi in albergo (mitico Hotel De Nicola).
Poi in fitto per la disperazione e la stanchezza di vivere una vita da sfollati.
Poi nei prefabbricati per due anni: l'asma bronchiale per l'allergia alle graminacee, i disagi della periferia, i sacrifici per comprar casa stanchi di aspettare una casa popolare vivendo in 40 mq di lamiera...

Ho subito e vissuto sulla mia pelle quel dramma sviluppando, ad esempio, una ipersensibilità alle scosse di terremoto: se la notte, anche a distanza di anni, c'era una scossa del 4°-5° grado della scala Mercalli io sobbalzavo dal letto, il cuore in petto mi batteva a mille e la mattina ero sempre il primo a raccontare del terremoto avvertito.
Fino ai nostri giorni: ancora oggi, in fondo, ho il terrore per gli eventi sismici.
Son passati 30 anni e sicuramente senza quel terremoto la mia vita oggi non sarebbe la stessa.
Un pensiero particolare va a chi non c'è più, ma soprattutto a chi è rimasto e piange uomini, cose, case distrutte e vite spezzate.
Abbraccio tutti virtualmente, un pò come facemmo noi quella sera nella cucina di via Cappelluti.